Anagrammi

Questo è un esempio di come è semplice trarre in inganno semplicemente mettendo i caratteri in un certo ordine.
Verranno presentate alcune parola anagrammate e si chiede di trovare quale sia la parola da cui sono stati tratte.


01) tromobrae
02) matstbruo
03) mreda
04) scuchirae
05) crteino
06) mlfi
07) pceroina
08) piscriae
09) ptutana
10) trvaetsito
11) vgania
12) trionoa
13) rcichinoe
14) bcochianra



SOLUZIONI:
01) Barometro
02) Trambusto
03) Madre
04) Racchiuse
05) Recinto
06) Film
07) Carpione
08) Precisai
09) Puntata
10) Estrattivo
11) Naviga
12) Onorati
13) Orecchini
14) Baracchino

Lupi e pecore

La pecora disse al lupo: Chi detiene il potere ama il popolo e la tessera del Partito Unico Dominante, comunemente chiamata green pass, è stata ideata per il nostro bene.
Il lupo rispose: No, chi detiene il potere ci sta togliendo ogni libertà e con la tessera ci controlla meglio.
La discussione si accese e i due decisero di sottoporla al giudizio del re della giungla.
Ancor prima di raggiungere la radura nella foresta, dove il leone era seduto sul suo trono, la pecora cominciò a belare: Vostra Altezza, è vero che chi detiene il potere ama il popolo?.
Il leone rispose: Giusto, chi detiene il potere ama il popolo.
La pecora si affrettò e continuò: Il lupo non è d’accordo con me e mi contraddice e mi infastidisce, per favore punitelo.
Il re allora dichiarò: Il lupo sarà punito con un anno di silenzio.
La pecora saltò felice e continuò il suo cammino, felice e canticchiando: Chi detiene il potere ama il popolo, trallallero trallalla….
Il lupo accettò la sua punizione, ma prima chiese al leone: Sua Maestà, perché mi ha punito? Dopo tutto, chi detiene il potere ama solo se stesso.
Il leone rispose: Hai ragione, chi detiene il potere ama solo se stesso.
Il lupo chiese: Allora perché mi stai punendo?.
Il leone rispose: Questo non ha nulla a che fare con la questione se chi detiene il potere opera per il bene del popolo.
La punizione è dovuta al fatto che non è possibile per una creatura coraggiosa e intelligente come te perdere tempo a discutere con una stupida pecora e poi venire a infastidirmi con quella domanda.
La peggiore perdita di tempo è litigare con lo sciocco e il fanatico che non si preoccupa della verità o della realtà, ma solo della vittoria, delle sue convinzioni e illusioni.
Non perdere mai tempo in discussioni che non hanno senso.
Ci sono persone che, non importa quante prove e dimostrazioni presentiamo loro, non sono in grado di capire, altre sono accecate dall’ego, dall’odio e dal risentimento e l’unica cosa che vogliono è avere ragione anche se non ce l’hanno.
Quando l’ignoranza urla, l’intelligenza tace.
La tua pace e tranquillità valgono di più.

Vasi

Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle.
Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto.
Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati.
Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.
Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: «Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa».
La vecchia sorrise: «Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso?
È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero e ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi.
Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola.
Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa».
Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto.
Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante.
Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui.

Lavorare in team

Tre lezioni per chi lavora in team

Lezione n. 1

Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale correndo
e va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino. Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: ti do 800 Euro adesso in contanti se fai cadere l’asciugamano!
Riflette e in un attimo l’asciugamano è per terra… Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po’ sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in un attimo risale in bagno. Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta.
Lei risponde: era Giovanni.
Il marito: perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?

Morale: Se lavorate in team, condividete sempre le informazioni!

Lezione n. 2

Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento.
Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All’improvviso poggia la mano sulla coscia destra della monaca.
Lei lo guarda e gli dice: Padre, si ricorda il salmo 129? Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse.
Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: Padre, si ricorda il salmo 129?
Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, La monaca scende senza dire una parola.
Il prete, preso dal rimorso dell’insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129.
Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria…

Morale: Al lavoro, siate sempre ben informati!

Lezione n. 3

Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall’ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando su di una panca trovano una vecchia lampada a olio. La strofinano e appare il genio della lampada. “Generalmente esaudisco tre desideri, ma poiché siete tre, ne avrete uno ciascuno”. L’impiegato spinge gli altri e grida: “tocca a me, a me…. voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete”.
Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: “a me, a me, tocca a me!
“Voglio gustarmi una pinacolada su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni!” E svanisce.
Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale.
“Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro! “

Morale: Lasciate sempre che sia il capo a parlare per primo!

Saga del puttanone

Il Puttanone
Abbiamo volutamente lasciato che le acque si calmassero. Volevamo riflettere con serenità. Cosi è stato, dunque non c’è traccia di emotività o di superficialità nella nostra presa di posizione. Il punto è questo: siamo favorevoli alla pena di morte. Non generalizzata, intendiamoci. Però la signora bionda.e altera con la pelliccia di leopardo e il barboncino bianco seduta sulla jeep Cherokee Limited T.D.4 x 4 verde targata MI 7M0644, che tutti i giorni tra le 12.30 e le 13 parcheggia in seconda fila in viale Majno a Milano davanti all’Istituto Orsoline San Carlo, costringendo chiunque passi di lì ad almeno cinque minuti di coda supplementare e gratuita (sei giorni la settimana per dieci mesi all’anno, da settembre a giugno), ebbene lei deve morire. Non abbiamo niente contro questa signora, non sappiamo neppure come si chiami (noi del giro che abbiamo la fortuna di passare ogni giorno tra le 12.30 e le 13 in viale Majno la chiamiamo simpaticamente ” il Puttanone “, ma dubitiamo sia il suo vero nome), dunque non si tratta di un fatto personale.
Tuttavia deve morire. Deve morire e basta.
Riflettendoci, meglio e per non essere fraintesi, non vogliamo dire che noi auguriamo la morte alla bionda e altera signora. Noi, più semplicemente, vorremmo procurarglieIa, passandole sopra con la sua invereconda Cherokee Limited T.D., 4 x4, per poi infilare pure la marcia indietro, perché nello specchietto ci sembrava che il barboncino bianco desse ancora segni di vita. Questo nonostante il nostro amore per gli animali che è enorme. Ma a quei livelli anche le bestie non possono essere completamerite innocenti.
Che poi: se al suono della campanella dalle Orsoline uscissero dodici bambini biondi e festanti e prendessero posto sul Cherokee, baciando la madre e prendendo a calci in culo il barboncino (se non lo avete visto mica potete capire), allora pazienza, si potrebbe chiudere un occhio: una jeep per tredici persone e un cane è quasi un risparmio in termini di spazio. Il fatto è, ma lo immaginate già, che sulla Cherokee 4 x 4 sale una pischella bionda di 18?20 chili che, ci si consenta il termine, occupa si e no il posto di una scorreggetta. Oltre tutto, non per fare i seguaci del Lombroso, ma, a giudicare dall’espressione, la piccola ebete per finire il liceo di anni ce ne mette sette, non cinque come tutti i cristiani, con tutto quel che segue in termini di code.
Per la verità questa minuscola figlia del Puttanone (ma, l’abbiamo detto, non siamo sicuri sia il suo vero nome) ci sta procurando delle lacerazioni. Al nostro intorno il dibattito è serrato: bisogna giustiziare anche lei o no? Il Fronte del ” Sì ” non accetta mediazioni: basta chiudere gli occhi per vedersela fra vent’anni parcheggiata in viale Majno in seconda fila con un lussuoso, enorme Camion T.D. che aspetta un bambino biondo, il piccolissimo figlio della figlia di un grandissimo Puttanone (chiamiamola così e non se ne parli più). Meglio dunque non correre rischi. Il Fronte del ” No ” invece cerca di prendere tempo: non si elimina una creatura per un sospetto. E poi, per dirla tutta, forse qualche attenuante ce l’ha anche la signora bionda e altera. Magari abita in campagna e la Jeep per lei è una necessità. Un beatissimo cazzo: il Puttanone abita in via Maggiolini 1, esattamente 480 metri appena, dall’Istituto Orsoline San Carlo di viale Majno. L’abbiamo seguita e di madonne non ce ne sono.
Per questo devono morire tutti: madre, figlia, nipoti, cane, marito e amante (una che si chiama così volete che non ce l’abbia?).
Adesso scusate ma dobbiamo andare.: è giovedì, sono le 12.47, siamo in viale Majno e stiamo per districarci. Un ultimo sforzo, la freccia a sinistra, un’occhiata se quello dietro ci fa inserire, una frenatina perché l’idraulico sulla R4 rossa che ci sta davanti, si sporge verso la signora bionda e altera per urlarle: ” Spostati Troione! ” (l’idraulico è la prima volta, che passa di qui: non la conosce ancora per nome) e poi via a consegnare il pezzo a favore della pena di morte. Pezzo che probabilmente domani, rileggendolo, ci vergogneremo di avere scritto, quindi i garantisti possono pure fare a meno di inviarci una copia di Dei delitti e delle pene. E poi, diciamocelo francamente, ai tempi del Beccaria mica c’erano le Cherokee Limited T.D. 4 x 4.

La sua famiglia
Poiché pare ci venga riconosciuto di essere improvvisamente diventati grandi esperti in Puttanonelogia (almeno a giudicare dalla gara di solidarietà che si è scatenata nei nostri confronti) occupiamoci di nuovo della signora bionda e altera che, parcheggiata in doppia fila con la sua enorme jeep, aspetta ogni giorno l’uscita da scuola di una piccola ripetente.
Il primo rilievo, universalmente confermato, è che il Puttanone non è solo. Anzi ella assurge a livello di categorìa rispondendo alle seguenti caratteristiche fondamentali. Cominciamo dall’anagrafe.
Il Puttanone è quasì sempre sposata col Pìrlone, ìn genere libero professionista o piccolo industriale. Lei lavorare non Iavora, o meglio cura le pubbliche relazioni per l’azienda,del marito che solitamente possiede una fabbrichetta di viti di stringhe o di punti metallici per cucítrici, tutte attività, come si può ben capire, in cui le pr diventano nodali. Sessualmente insoddisfatta (come volete che scopi uno che fa punti metallici per cucitrici? Clic clic e buonanotte)
Il Puttanone frequenta abitualmente la palestra, in particolare il Club Contì, prìma di tutto per sbìrciare come sono fatte le gnocche quelle vere, secondariamente per trovarsi un amante. Le piacerebbe un intellettuale e invece se lo cerca apposta stupido e forzuto perché le hanno insegnato, probabilmente dalle Orsoline, che ” chi eiacula sotto non eiacula sopra “, dunque o una cosa o l’altra. Così la bionda si concede all’energumeno quasi con rassegnazione, aspirando a ben altro, ma ignorando ingenuamente che c’è maggior pulsione cerebrale nel bicipite dei più becero dei culturisti che in tutto Vittorio Sgarbi.
A proposito di cultura non bisogna credere che il Puttanone sia analfabeta. Non le sfuggono qualche Nantas Salvalaggío, tutto De Crescenzo e i casi letterari: Eco, Volevo i pantaloni, Io speriamo che me la cavo, i Versetti satanici e Anche le formiche. La televisione invece la snobba, Odia telenovelas, Raffaella Carrà, Lino Banfi, Píppo Baudo. Guarda solo il Maurizio Costanzo Show, forse perché ci trova sempre qualche Puttanone più grande di lei al quale ispirarsi. A teatro va con costanza. Possiede uno o più abbonamenti, a Milano il San Babila o il Manzoni. Se ci passate davanti il martedì sera sembra di essere alla punzonatura del Camel Trophy, tante sono le jeep. I suoi attori preferiti sono Ugo Pagliai e Andrea Giordana. Per Gabriele Lavia si sdilinquisce. Darebbe la Cherokee per essere al posto della Guerritore. Non sa che Lavia cederebbe la Guerritore per una Duna. In politica invece il Puttanone è articolato, sfugge cioè alle semplificazioni. Certamente, pur avendo almeno tre pellicce, al referendum contro,la caccia ha votato ” Sì ” perché, come la Chiesa ai tempi dell’Inquisizione, abohorret a sanguine. Sono ben altri infatti gli sport che la eccitano, per esempio ogni anno non può mancare ad almeno una di quelle vere e proprie convention di coglionì che sono le gare off shore. E spesso il Puttanone sogna che, sullo scafo dei Ravizza al posto di Annabella Pavia campeggi la scritta Punti Metallici per Cucitrici Pirlone.
I figli. I figli naturalmente, come tutti, li.ama. Perproteggerli li iscrive rigorosamente alle scuole private, perché in quelle pubbliche circola la droga. Inutile ricordare al Puttanone che dalle Orsofine circolano le suore. Tanto la nemesi si compie quasi sempre: a quindici anni la giovane ripetente sì bucherà come tutti, solo in più andrà anche a messa.

Il Puttanino
Il luogo dell’appùntámento era il supermercato Coop sei tu, chi può darti di più, di viale Piave a Milano. La soffiata era precisa: “Venitelunedi dopo le 6, prima della chiusura è quasi sempre puntuale, non dovreste mancarla”. Non l’abbiamo mancata. Neanche dieci minuti riempiendo, distratti, il carrello di yogurt e mortadelle e all’improvviso eccola lì. Il Puttanino era davanti a noi; allo scaffale dei legumi. Nella mano destra un barattolo di fagioli borlotti, nella sinistra il telefono cellulare acceso. “Mario col lesso preferisci i borlotti o i cannellini?… D’accordo. Guarda che del Mulino Bianco le Macine sono finite. ti prendo i Taralluccio i Galletti?… Ok, fra mezz’óra sono a casa. ciao. “
Assistere alla nascita di un nuovo soggetto sociale è sempre emozionante: c’è il fascino torbido della “prima volta”, l’ebbrezza di essere tra i primi a vedere un fenomeno destinato in futuro, lo si intuisce immediatamente, a peggiorare il nostro umore, la nostra capacità di tolleranza, a volte perfino la qualità della nostra vita. Lo sappiamo perché è statocosì in passato col Paninaro, con l’Ultra, con lo Yuppie, col Jovanottide e coi Puttanone. Antropologicamente il Puttanino (che, íntendiamoci non ha sesso) nasce da una costola del Puttanone cui tuttavia è legato da un rapporto non rigidamente reversibile. Nel senso che mentre il Puttanone è quasi sempre anche Puttanino, il Puttanino non è detto che sia Puttanone.
Chi ha il fuoristrada deve avere i 1 telefono portatile, chi ha il telefono portatile può avere il fuoristrada. La distinzione non è oziosa perché se per il Puttanone, parcheggiato in doppia fila, ci siamo spinti a chiedere la pena di morte, per il Puttaníno ci accontentiamo dell’ergastolo. Però neanche,un mese di meno. Perché ha ragione Rita Levi?Montalcini quando sostiene, che all’origine della Vulnerabilità psicologica che porta molti soggetti a imboccare la strada senza ritorno del telefono cellulare c’è una labilità costituzionale, una base biologica. Non dobbiamo vergognarci di dirlo: chi usa il telefono cellulare al supermercato, al cinema, al ristorante è un malato di mente! È anche una testa di cazzo, ma questo ,ci rendiamo conto, non è un argomento da Premio Nobel.
Il Puttanino dunque è malato di mente. Tra tutti il suo è l’unico cervello inserito nel paniere della contingenza: non aumenta mai, come:Ie Nazionali Semplici. E, naturalmente, abbassa la media. Vorremmo sbagliarci, ma l’impressione è che il.Puttanino (come a Suo tempo già il Puttanone) non sia un fenomeno passeggero. Anzi, i segnali sono agghiaccianti.
Poiché infatti il telefonino in sé non è proibitívo come il fuoristrada, il terrore è di vedere presto Puttaninisul tram, in coda alla Posta., sul lungomare di Nervi o, peggío, a cena con noi. Dobbiamo molto, moltissimo al telefono, ma quando si legge sulla prima pagina di “Repubblica” il grido di dolore di Pietro Citati perché telefonando dalla Maremma gli cade la linea (sapesse, professore, quel che ci casca a noi stando in città.? e mai una riga, neanche sull’inserto medico), quando, ancora, vediamo il Puttanino alsupermercato, beh allora forse è arrivato per, tutti il momento di fermarsi un attimo a riflettere. Per capire se ne vale la pena. E non ne vale la pena. “La vita, ragazzi.,non bruciatela col telefono!”

Gino & Michele

Titoli di giornali

TROMBA MARINA PER UN QUARTO D’ORA
(Corriere del Mezzogiorno, 1997)

I GIOVANI PIU’ ALTI NASCONO NEI PAESI BASSI
(Corriere del Mezzogiorno)

MORTO OBESO IL RE DELLA DIETA
(Corriere del Mezzogiorno)

RISSA IN PIAZZA DELLA PACE
(Corriere del Mezzogiorno)

AGGHIACCIANTE FINE DI UN UOMO ANNEGATO NELL’ACQUA GELIDA
(Corriere del Mezzogiorno)

PALAZZO DELLA ZECCA: VENERDI’ CHIUSO PER DISINFESTAZIONE
(Corriere del Mezzogiorno)

SI È SPENTO L’UOMO CHE SI E’ DATO FUOCO
(Giornale di Sicilia, 1998)

SOLITA CONFERMA: IL FALLO DA DIETRO E’ DA ESPULSIONE
(Corriere dello sport, 1998)

POMPINI A RAFFICA CARRARESE KO
(Pompini era un giocatore del Livorno che in quella partita segnò 4 goal, dalla Gazzetta dello sport)

FA MARCIA INDIETRO E UCCIDE IL CANE, FA MARCIA AVANTI E UCCIDE IL GATTO
(Corriere della Sera, 1992)

IN CINQUECENTO CONTRO UN ALBERO. TUTTI MORTI
(La Provincia Pavese)

FALEGNAME IMPAZZITO, TIRA UNA SEGA AD UN PASSANTE
(Corriere della Sera, 1991)

VENDO GIOCHI E SERVIZI DI CARNEVALE. ASTENERSI BURLONI E PERDITEMPO
(Annuncio)

Formica produttiva

Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice. Là trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d’amore. Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata.
Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno Scarafaggio con molta esperienza.
La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l’ora di entrata e di uscita e prepara pure dei bellissimi report.
Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupa del telefono.
E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava.
Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e così finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione e analisi delle tendenze.
Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori.
Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c’era da fare.
Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell’area dove lavorava la Formica produttiva e felice.
L’incarico fu dato a una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area – chiaro – ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet.
Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell’impresa precedente), che l’aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l’area dove lavorava la Formica produttiva e felice.
La Formica non canticchiava più e ogni giorno si faceva più irascibile.
“Dovremo commissionare uno studio sull’ambiente lavorativo, un giorno di questi”, disse la Cicala.
Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l’unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto.
E così contatto’ il Gufo, prestigioso consulente, perché facesse una diagnosi della situazione.
Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: “C’è troppa gente in questo ufficio.” E così il gestore generale seguì il consiglio del consulente e licenziò la Formica incavolata, che prima era produttiva e felice.

MORALE:
Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice.
È preferibile essere inutile e incompetente.
Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno.
Se, nonostante tutto, sei produttivo, non dimostrare mai che sei felice.
Non te lo perdoneranno.
Inventati ogni tanto qualche disgrazia, cosa che genera compassione.
Pero’, se nonostante tutto, ti impegni a essere una Formica produttiva e felice, mettiti in proprio, almeno non vivranno sulle tue spalle calabroni, scarafaggi, ragnetti, mosche, cicale, remore e gufi.

Filosofia

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto di vetro vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm di diametro.
Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente, ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto, ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.
Allora il Professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia.
Gli studenti risero.
“Ora,” disse il Professore non appena svanirono le risate, “Voglio che voi capiate che questo vasetto rappresenta la vostra vita: I sassi sono le cose importanti – la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli – le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena.
I piselli sono le altre cose per voi importanti: come il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto. La sabbia è tutto il resto… le piccole cose.”
“Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia,” continuò il Professore “non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi.
Lo stesso vale per la vostra vita.
Se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici.
Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l’auto.
Prendetevi cura dei sassi, per primo ci sono le cose che veramente contano.
Fissate le vostre priorità… il resto è solo sabbia.”
Una studentessa allora alzò la mano e chiese al Professore cosa rappresentasse la birra…
Il Professore sorrise.
“Sono contento che me l’abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere la vostra vita, perché c’è sempre spazio per un paio di birre.”

Impiegati e dirigenti

Un tipo sta guidando la macchina, quando a un certo punto capisce di essersi perso.
Avvista un uomo che passa per la strada, accosta e urla:
Mi scusi, mi potrebbe aiutare? Ho promesso a un amico di incontrarlo alle due, sono in ritardo di mezz’ora e non so dove mi trovo…
Certo che posso aiutarla.
Lei si trova in un’automobile, tra 40 e 42 gradi latitudine Nord e tra 58 e 60 gradi longitudine Ovest, sono le 14 e 23 minuti e 35 secondi e oggi è venerdì.
Ci sono 21,5 gradi centigradi…

Lei è un impiegato? – chiede quello dentro l’automobile.
Certamente. Come fa a saperlo?
Perché tutto ciò che mi ha detto è ‘tecnicamente’ corretto, ma praticamente inutile.
Infatti non so che fare con l’informazione che mi ha dato e mi ritrovo ancora qui perso per strada!

Lei allora deve essere un dirigente, vero? – risponde stizzito l’impiegato.
Infatti, lo sono. Ma… da cosa lo ha capito?
Abbastanza facile: lei non sa né dove si trova, né come ci è arrivato, né tanto meno dove andare, ha fatto una promessa che non sa assolutamente come mantenere e ora spera che un altro le risolva il problema; di fatto, è esattamente nella merda in cui si trovava prima che ci si incontrasse ma adesso, per qualche strano motivo, risulta che la colpa è mia!

Consulenti

Un consulente della Andersen Consulting sta percorrendo una strada di campagna, quando è costretto a fermarsi perché un gregge di notevole consistenza sta attraversando il sentiero. Scende dalla macchina e per ingannare l´attesa, si rivolge al pastore e gli chiede:
“Buonuomo, vuole scommettere una delle sue pecore che in meno di un minuto indovino il numero esatto delle pecore che compongono il gregge?”
Il pastore sicuro del contrario accetta.
Il consulente accende il suo PC portatile, lo collega al cellulare e si connette al sito della NASA, che grazie all´ausilio del satellite e a un software evolutissimo, gli dà il numero esatto: 2563 pecore!
Il pastore accetta la sconfitta e dice al consulente di scegliersi una pecora.
Il consulente sta per andarsene, quando il pastore lo ferma e gli chiede:
“Vuole scommettere che indovino il suo mestiere, e se vinco lei mi ridà la pecora?”
Il consulente accetta e il pastore gli dice: “Lei è un consulente della Andersen Consulting”.
Il consulente, incredulo restituisce la pecora ma vuole assolutamente sapere come ha fatto a indovinare.
“Per tre semplici motivi – risponde il pastore:

  1. Lei è venuto qui a rompere i coglioni senza che nessuno glielo chiedesse.
  2. È riuscito a farsi dare una pecora in cambio di un´informazione che io sapevo già.
  3. Tra 2563 pecore, lei ha scelto il cane.”